La pizzica salentina appartiene in generale alle tarantelle, i balli popolari tipici del Sud Italia. È assai probabile che la sua origine risalga ai riti pagani in onore del dio Dionisoai tempi della colonizzazione greca, con canti e balli sfrenati. Con l’avvento del Cristianesimo Dioniso è stato sostituito da San Paolo, il santo guaritore che viene spesso invocato nei canti che accompagnano le danze e dalla musica prodotta dal violino, dalla fisarmonica, dalla chitarra e dall’immancabile tamburello.
Ma guarigione da cosa? Secondo la credenza popolare, dal morso della “taranta”, la tarantola, che porterebbe chi è stato colpito ad uno stato alterato. La “vittima”, quasi sempre una donna, viene risanata grazie alla musica dal ritmo sostenuto e dalle cantilene in cui si invoca il Santo, come in questo testo: […] E ti prego San Paolo falla guarire/perchè l’ha pizzicata la tarantella/Se vedi che muove il piede/quello è il segno che vuole ballare/lasciatela ballare perchè è tarantata/chè porta la taranta sotto il piede”.
Da rito propiziatorio alla salute della singola persona, la pizzica è diventata poi patrimonio della cultura contadina, e da lì dell’intera comunità salentina. Può capitare spesso di trovare gente che balla la pizzica alle sagre di paese, ai concerti e anche ai matrimoni. Esistono infatti diversi tipi di pizzica, ballata solo dagli uomini, come sfida simbolica, oppure in coppia, con coreografie che rappresentano il corteggiamento: la donna infatti, durante il ballo, agita un fazzoletto rosso, simbolo di amore, usato per invitare il partner prescelto. Negli ultimi anni, complici anche i festival musicali, la pizzica è diventata un momento di aggregazione, in cui tutti i partecipanti si lasciano travolgere dal ritmo sostenuto e allegro. Ma come si balla la pizzica? Alternando i piedi in piccoli saltelli in avanti, girando in tondo, muovendo le mani secondo gesti precisi.